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di Marco Preve

I disperati appena arrivati a Genova o quelli che in questo momento stanno rischiando le loro vite su un gommone partito dalle coste libiche non sanno che, sul loro destino, c’è chi si sta investendo il proprio futuro da leader nazionale.

Sulla ripartizione dei 6043 migranti (in questo momento ce ne sono già poco più di 5 mila) che dovranno accogliere i comuni liguri, il presidente della Regione Giovanni Toti gioca la carta “leghista” per dimostrare ai suoi alleati di essere capace a svestire il doppiopetto istituzionale e indossare la felpa da barricadero.

Dall’altro lato del tavolo la prefetta Fiamma Spena gioca invece la sua autorevolezza. Fino ad oggi è stata capace di forzare laddove aveva già trovato le porte aperte, mentre si è dimostrata piuttosto attendista con quelle amministrazioni che la porta dell’accoglienza gliel’hanno sbattuta in faccia.

Ma adesso, da quando l’ordine impartito da Toti ai sindaci “amici” di rifiutare le quote di migranti ha mandato all’aria il certosino lavoro dell’Anci Liguria (apprezzato anche a livello nazionale), la prefetta sarà costretta ad applicare la linea dura, ovvero attivare i Centri di accoglienza straordinaria (Cas), che tagliano fuori i sindaci stabilendo una linea diretta tra prefettura e proprietari di strutture che vogliano ospitare i migranti.

Il braccio di ferro inizierà proprio oggi. In mattinata, infatti, è in programma l’assemblea dell’Anci Liguria nella quale il segretario generale Pierluigi Vinai leggerà la sua relazione (subito prima è previsto il passaggio nell’ufficio di presidenza). Il “Piano Vinai” preparato con lunghi e frequenti incontri sul territorio era arrivato ad ottenere il consenso anche di molti sindaci del centro destra su una distribuzione che rimodulava il piano nazionale rendendolo più flessibile attraverso anche una sorta di unioni territoriali di comuni.

Ma dopo il diktat di Toti e il dietrofront di tanti primi cittadini, il piano Vinai è stato accantonato e si torna a quello nazionale che, per altro, essendo molto più rigido fissa quote molto più alte di quelle che erano state raggiunte con il piano di Anci Liguria – potendo contare anche sulla disponibilità del Comune di Genova che aveva accettato di accogliere quasi il doppio, circa 2200, dei migranti previsti dal Piano nazionale.

Oggi, quindi, Vinai porterà all’assemblea una relazione diversa, che punterà soprattutto a sottolineare i benefici dello Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.

“Naturalmente – dice Vinai – saremo pronti a consigliare e collaborare con tutti i comuni della Liguria come sempre. È bene ricordare, però, che l’adesione allo Sprar garantisce, e lo dice la circolare del ministero dell’Interno dell’11 ottobre 2016, che chi accoglierà il numero di migranti previsto dal piano avrà la garanzia di essere esentato per tre anni da qualsiasi nuovo arrivo”.

Pare che anche qualche amministratore leghista avesse di recente valutato positivamente il sistema di garanzie dello Sprar combinato con il piano di Anci che riassestava le percentuali delle quote abbassandole rispetto a quelle ministeriali.

Poi però è arrivata la campagna elettorale. Toti ha scelto la strada del rifiuto per potersi così imporre a livello nazionale come capofila di quel movimento (dalla Lega a Fratelli d’Italia fino alle frange estremiste di Forza Nuova) che alza un muro davanti alla logica delle quote.

Una posizione che non potrà che aumentare il livello dello scontro politico- istituzionale e scaldare il clima sociale, obbligando la prefetta Spena a far valere la propria autorità, o per meglio dire, quella dello Stato.